martedì 3 settembre 2013

Manhattan Transfer

Manhattan TransferJohn Dos Passos
My rating: 3 of 5 stars

Prima edizione 1925
Edizione italiana 2 settembre 2003 da Mariner Books

Ho desiderato tanto leggere questo libro. Una voce nuova e diversa dalla generazione perduta. Una voce dall'America della generazione perduta. E in parte ne ho ricavato soddisfazione, perché Dos Passos è un mirabile cantore di una metropolitanità folle, fatta di un sottobosco di piccoli imbroglioni, ubriachi, attricette più o meno troie, gente che tira a campare e affaristi che vanno dalle stalle alle stelle e viceversa in un battito di ciglia. Solo in parte, perché, nonostante quella in mio possesso sia una traduzione celebratissima, non riesce a convincermi. Non riesco a capire se il linguaggio immaginifico sia quello dell'autore o una somma di svarioni; come il vestito di Helene, che è descritto come color fiammingo e invece molto probabilmente è color fenicottero.
Pazienza, un altro libro da mettere in elenco per quando avrò tempo di leggere in lingua originale.


I longed to read this book. A new voice and different from the lost generation. A voice from America of the lost generation. And in part I derived satisfaction because Dos Passos is an admirable cantor of a demented urban legend, made of an undergrowth of small crooks, drunks, starlets much or less sluts, people who pulls a living and profiteer who go from rags to riches and vice versa in the blink of an eye.
Only partly, because, despite the one in my possession is a celebrated translation, fails to convince me. I can not tell if the figurative language is that of the author, or the sum of blunders; as Helene dress, which is described as Flemish and instead most likely is flamingo-colored.
Patience, another book to put on the list to when I will have the time to read in the original language.

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